27 aprile 2021
Era il 2013, mi sono avventurata in Cina con un cellulare analogico e una macchinetta fotografica portatile. Facevo foto per me, brutte e sfocate, perché non avevo un iPhone che correggesse la luce, perché il mio obiettivo non era quello di condividere quelle foto, erano foto fatte tanto per fare, scatti casuali, ricordi destinati ad alimentare la nostalgia di un’unica persona: me.
Due anni fa durante uno sfortunato backup ho perso tutto il contenuto del mio hard disk. Quelle foto brutte, sfocate, scure, che raccontavano la me di 15, 16, 17 anni, di viaggi che non ho mai raccontato, che sono custoditi unicamente nella mia memoria, perse per sempre.
Non ho sofferto troppo, nonostante il mio essere nostalgico abbia sempre un occhio volto al passato, sono portata a concentrarmi sul futuro, sul fare meglio, viaggiare di più, scattare foto più belle. In fondo forse era stato meglio così, mi sono detta.
Fatto sta che due giorni fa ho ritrovato il mio vecchio iPod touch, una sorta di iPhone primordiale che usavo in Cina per collegarmi a internet, e anche per scattare foto. Ho ritrovato alcuni di quegli scatti, quelli fatti a caso, brutti, sfocati, foto scure e sgranate che hanno aperto l’ennesima voragine, l’ennesima bruciante nostalgia e l’ennesimo male al cuore. E ho capito che voglio riprendermi tutte quelle foto, quelle foto brutte, sfocate, a bassa risoluzione, ma vere, vere perché erano dedicate a me e a nessun’altro.
Vivere una vita ad alta risoluzione dopo anni di album sfocati, è forse questo il prossimo viaggio?
SMM and Content Creator, part-time mermaid, hopeless writer
Lover of whales, anatomical hearts and Sylvia Plath
Based in Italy
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