Cosa vedere in Umbria in un weekend? Itinerario di 3 giorni tra Orvieto, Spello, Assisi e Gubbio
26 luglio 2021
Ci eravamo lasciati a Civita di Bagnoregio, “la città che muore”, e siamo pronti a rimetterci in marcia alla volta di Orvieto. In una mezz’ora di auto passiamo dal Lazio all’Umbria per tornare sulla strada prefissata dal nostro itinerario.
Orvieto, il cui nome deriva dal latino urbe vetus ("città vecchia”), è una cittadina antica arroccata su una rupe di tufo nell’Umbria sud-occidentale (in provincia di Terni), sede di un patrimonio storico ed artistico unico nel suo genere.
Parcheggiamo la macchina e ci avviamo verso il centro della cittadina, passeggiando tra le vie suggestive del centro storico tra negozi di prodotti tipici e botteghe artigiane, perdendoci tra i vicoli e le piazze fino a raggiungere il Duomo, la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, capolavoro dell'architettura gotica dell'Italia Centrale.
Le attrazioni sono molteplici, e possono essere consultate sul sito di orvietoviva.
Non avendo molto tempo a nostra disposizione, oltre al Duomo, abbiamo deciso di visitare il Pozzo di San Patrizio. Questo pozzo profondo 58 metri (248 gradini) venne commissionato nel 1527 durante il “sacco di Roma” dall’allora pontefice Clemente VII che, rifugiatosi ad Orvieto, temeva un assedio della città.
Avendo qualche ora in più, avrei sicuramente preso parte a uno dei tour di Orvieto Underground, una visita guidata nei sotterranei di Orvieto.
Da Orvieto ci spostiamo verso il luogo dove passeremo la notte: L’Agriturismo Fratres, costruito all’interno dell’Abbazia dei Sette Frati, un’ex abbazia benedettina e residenza del Cardinale Della Corgna a Pietrafitta, in provincia di Perugia.
In questo luogo si respira la quiete di un tipico rustico di campagna, le pareti affrescate, il giardino ricco di piante e coltivazioni di erbe officinali rendono appieno l’amenità di un paesino immerso nella campagna umbra.
Per cena ci spostiamo a Panicale, un borgo arroccato su una collina ai piedi del monte Petrarvella nella Val di Chiana romana, situata tra la vallata del lago Trasimeno e la Valle del Nestore.
Questo borgo fa parte del circuito de I borghi più belli d'Italia ed è stato insignito della bandiera arancione dal Touring Club Italiano.
Siamo a cena da Lillo Tatini, un ristorantino a gestione famigliare che affaccia sulla piazza principale del borgo. Il posto ideale dove gustare piatti della tradizione umbra in un’atmosfera intima e accogliente.
Dopo un antipasto a base di crostini con patè di fegatini di pollo e fois gras di oca, decidiamo di assaggiare la Carbonara del Perugino: ravioli ripieni con uova di quaglia saltati in padella con pancetta di Cinta Senese e ricotta salata di Norcia (presidio Slow Food). Per secondo, invece, non possiamo non provare il Piccione alla Todina, ovvero cucinato secondo la tipica ricetta umbra con capperi e olive (il piccione si mangia rigorosamente con le mani) e polpine di cinghiale speziato e cipolline di Cannara caramellate. Il tutto di una bontà davvero spettacolare.
Lillo Tatini ha anche delle camere per chi volesse soggiornare in questo borgo incantevole.
Spello, così come Panicale, è incluso sia tra i “borghi più belli d’Italia”, che tra quelli Bandiera Arancione del Touring Club. Anche qui ci troviamo in una cittadina piccola, ricca di vicoli e scorci da ammirare. Cominciamo risalendo dalla parte bassa del borgo, attraversando una delle porte ubicate all’interno della cinta muraria, e incamminandoci tra stradine acciottolate e vicoli fioriti. Spello è denominata la “capitale dei fiori” per via delle Infiorate, le composizioni floreali create ogni anno in occasione del Corpus Domini. Si tratta di vere e proprie opere d’arte realizzate da artisti e abitanti del borgo che tra maggio e giugno decorano le strade del borgo per più di 1 Km. La bellezza del borgo fiorito si può ammirare tutto l’anno: oltre alle Infiorate, infatti, anche le case vengono decorate con vasi di fiori, rendendo le stradine e i vicoli uno spettacolo di colori e profumi.
I locali dove sostare per un bicchiere di vino e qualche stuzzichino non mancano, io sono stata da Vinosofia, all’ingresso della città, un locale tranquillo dove gustare un calice in compagnia di salumi e altre specialità del luogo.
3° tappa: Assisi
Ci rimettiamo in macchina alla volta della penultima meta del nostro viaggio on the road tra Toscana e Umbria: Assisi. Arriviamo verso sera e questo ci permette di visitarne solo il centro: dalla Cattedrale di San Rufino e la Chiesa Nuova (Casa di San Francesco), alla Chiesa di Santa Maria sopra Minerva fino alla Basilica di San Francesco d’Assisi, il luogo di culto più celebre del borgo.
Ci sarebbero molti altri luoghi da visitare nei dintorni, come l’Eremo delle Carceri (a circa 4 km dal centro) e la Rocca Maggiore, ma il tempo (e la fame) ci spingono verso la nostra sosta culinaria.
Prima di cominciare la nostra cena con menu degustazione, troviamo per caso un’enoteca (Bibenda) dove assaggiamo del vino locale accompagnato dalla torta al testo (conosciuta anche come crescia), un lievitato tipico della cucina popolare nato come alternativa al pane a base di farina, acqua e sale, servita con olio d’oliva tipico della regione. Il nome “testo” deriva dal piano su cui avviene la cottura: il testo, dal latino “testum”, una piastra tonda di terracotta sulla quale nella Roma Antica venivano cotte le focacce.
Per l’ultima cena di questa vacanza, scegliamo La Locanda del Cardinale, un ristorante elegante e raffinato (tanto da guadagnarsi il piatto e 3 forchette Michelin, sinonimo di ristorante molto confortevole) a pochi metri dalla Chiesa Nuova. La caratteristica di questo locale è l’essere stato costruito all’interno di un antico insediamento di epoca romana risalente al 75 a.C. di cui conserva vari reperti.
All’interno delle sale romane è possibile cenare proprio sopra i resti e i mosaici della domus romana, un’esperienza fuori dal comune.
Scegliamo il menu degustazione a scelta dello chef che ci propone piatti sperimentali con ingredienti internazionali abbinati a quelli della tradizione, che ci hanno lasciato piacevolmente colpiti.
Cominciamo con un cremoso di stracciatella di bufala, gambero viola di Mazara e taggiasca essiccata per poi passare ai calamaretti, pappa al pomodoro croccante, estratto di clorofilla e radice di prezzemolo. A seguire uovo confit, spuma di patate di Pietralunga, crumble e nocciola di Bevagna. Il piatto forse più sorprendente della serata: spaghetti aglio nero, lenticchie di Castelluccio, salsa chimichurri. Come secondo vitellone etrusco ai carboni, tuberi e radici. E infine il dessert a base di panna cotta nell’olio e gelato al pop corn.
Ad Assisi abbiamo soggiornato all'Hotel Ideale: un hotel in pieno centro con delle stanze che offrono una vista incantevole sulla città (la terrazza dove fare colazione all'aperto è meravigliosa almeno quanto l'abbondante colazione).
4° tappa: Gubbio
L’ultima tappa del nostro itinerario umbro on the road ci porta in uno dei borghi più belli della regione: Gubbio, una cittadina medievale conosciuta anche con il nome di “Città grigia”, per il colori dei blocchi di calcare su cui è costruita. La città di Gubbio è strettamente legata alla storia di San Francesco, in particolar modo all'incontro con il lupo. Secondo la leggenda, arrivato a Gubbio San Francesco trovò la città deserta perché gli abitanti avevano paura di un lupo feroce. Il Santo andò quindi nei boschi per incontrarlo e gli si rivolse con queste parole: “Fratello Lupo , in nome di Dio ti ordino di non farmi male a me e a tutti gl’uomini”. Il patto tra San Francesco e il lupo prevedeva che il lupo non aggredisse più gli uomini che in cambio lo avrebbero sfamato e curato.
Non solo “città grigia”, Gubbio è conosciuta anche come “Città dei matti”, nome che le deriva dall’omonima fontana che si trova di fronte al Palazzo del Bargello. Secondo un’antica tradizione chi compie tre giri di corsa intorno alla fontana e accetta di essere bagnato con l’acqua diventa cittadino di Gubbio con il titolo di “Matto onorario di Gubbio“.
Cominciamo la visita della città da Piazza Grande, dove sorgono il Palazzo del Podestà e il Palazzo dei Consoli, oggi sede del Museo e della Pinacoteca Comunale, ammirando il panorama dalla terrazza. A pochi passi, troviamo il Duomo e la Funivia con la quale è possibile raggiungere la Basilica di Sant’Ubaldo.
Per pranzo ci fermiamo presso l’Osteria dei Re dove prendiamo un piatto decisamente abbondante ricco di assaggi tipici del territorio: oltre a salumi e formaggi, troviamo il brustengo (un piatto povero della tradizione contadina, una pastella composta da acqua, farina, sale e cotta su una padella con un filo d’olio), la crescia (la torta al testo di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente) e i fagioli all’eugubina, simili ai fagioli all’uccelletto con aggiunta di cotiche.
La nostra road trip iniziata in Toscana si deve concludere. Torniamo a casa stanchi, ma felici di aver avuto modo di apprezzare tanta bellezza e bontà in così poco tempo, con la voglia di tornare presto in questa regione che è ancora in parte inesplorata, dedicare più tempi ai paesini e alle meraviglie naturali che questa volta abbiamo dovuto tralasciare.
Se ti è piaciuto questo articolo potrebbe interessarti anche:
Questo articolo contiene dei link di affiliazione. Questo significa che, se deciderai di acquistare qualcosa, per te il prezzo non cambierà, ma io guadagnerò una piccola commissione.
SMM and Content Creator, part-time mermaid, hopeless writer
Lover of whales, anatomical hearts and Sylvia Plath
Based in Italy
©2021-2023 olodramma.com
Comments powered by CComment