Le mie 48 ore a Barcellona: tapas, cerveza, le opere di Gaudì e un imprevisto
25 ottobre 2021
Barcellona è dinamica, viva, brulicante. È sole, spiaggia, divertimento, le terrazas piene a tutte le ore di persone che condividono chiacchiere e una cerveza dopo l’altra. È l’art nouveau e le opere di Gaudì, di una bellezza ultraterrena. È rimanere senza fiato alla vista dei soffitti della Sagrada Familia e del Palau de la Música Catalana e maledire la salita che porta a Parc Guëll. Barcellona è musica per le strade, le feste del barrio, un bicchiere di cava, le tapas e la crema catalana. I bar pieni di giovani nel Barri Gòtic, i parchi, i pic nic in spiaggia. È passeggiare sulla Rambla cercando di scansare i turisti, sedersi in un bar di Plaça Reial aspettando che il sole tramonti, ascoltando la musica provenire dall’interno dei locali, il chiacchiericcio dei tavoli all’aperto, il calore che lascia il posto alla frescura della sera.
Barcellona è anche molto più di tutto questo, ma la verità è che ho deciso di non elencare le cose che non ho avuto modo fare. Questo viaggio è stato un po’ diverso dalle mie solite fughe, ho dovuto condensare in 24 ore quello che avrei voluto fare in 48, non per scelta, ma a causa delle circostanze.
Mi sono trascinata a casa non sapendo che i crampi che mi avrebbero svegliata al secondo giorno in città erano forieri di una brutta appendicite (che si sarebbe poi aggravata in peritonite, costringendomi a una settimana di ricovero), ma la verità è che anche questo fa parte del viaggio e della vita e sì, sto già programmando la prossima fuga, perché, se da questo esperienza ho imparato qualcosa, è che non voglio più limitarmi, non dopo aver provato cosa significa avere un corpo che non risponde bene ai comandi.
Ho sempre lasciato che l’ansia, la paura, la paranoia avessero la meglio, la testa annebbiata da sensazioni negative e un dolore sordo, impercettibile, ma potente a comandare le mie mosse. Se c’è qualcosa di positivo nel dolore fisico in confronto a quello mentale è forse proprio questo: la lucidità nel capire quanto i limiti autoimposti siano le vere catene.
Ma, anche questa, è un’altra storia.
E di storie siamo fatti, e sono le storie a rendere ogni esperienza diversa. Ogni viaggio sarebbe uguale se non fosse per le persone che lo vivono. La mia Barcellona sarà per forza diversa da quella di chiunque altro perché i miei occhi sono miei e miei soltanto.
La prima volta che ho messo piede a Barcellona avevo 22 anni. Fresca di laurea, mi ero trasferita a Milano per lavorare come assistente tuttofare all’interno di un’azienda cinese. Approfittando delle vacanze estive, ho acquistato un volo Ryanair per andare a trovare una cara amica che viveva in città. Da stagista squattrinata qual ero, ricordo di aver privilegiato le feste di quartiere, la cerveza e la vodka mischiata con la sangria rispetto alle visite culturali. Quest’anno, 6 anni dopo, ho deciso di approfittare di un altro volo a poco prezzo per rivivere Barcellona in 48 ore, 24 delle quali le avrei poi passate a letto in preda a terribili dolori. Ma, come dicevo, questa è un’altra storia.
Nonostante questa disavventura, sono riuscita a vedere, visitare e gustare le cose essenziali che mi ero prefissata, lasciando margine per un nuovo viaggio in futuro. La bellezza, la cultura, il cibo di Barcellona sembrano senza fine e per questo meriterà un'altra visita.
Cosa sono riuscita a vedere in poco più di 24 ore a Barcellona?
Casa Batlló e Casa Milà "La Pedrera"
Cominciamo con una passeggiata lungo il Passeig de Gràcia, uno dei viali più belli e celebri della città, tra palazzi eleganti e negozi di lusso. Al civico 43 ci imbattiamo in una delle opere moderniste più conosciute dell’architetto, esponente di punta del modernismo catalano, Antoni Gaudí: Casa Batlló. Linee sinuose e colori viranti dal verde al blu, questa vera e propria opera d’arte è in grado di trasportare chi ne visita gli interni in un universo marino, a tratti surreale. Il tetto (dove c’è anche un bar) ricorda un drago nella sua forma, per questo motivo Casa Batlló è soprannominata Casa del Drac, ovvero casa del drago.
La natura gioca un ruolo fondamentale nelle opere dell’architetto e sembra sia proprio questo l’intento, trasportarci in un luogo fantastico, in un ritorno alle origini, alla natura stessa.
A poca distanza, troviamo un’altra opera di Gaudí: Casa Milà, detta anche “La Pedrera”, una struttura modernista, con una facciata ondeggiante a ricordare le onde del mare (anche qui ritorna la natura). Dei 7 piani di cui è costituita La Pedrera, solo alcuni sono visitabili e gli interni, più spogli e austeri, colpiscono meno di Casa Batlló. Il tetto la parte più interessante, dove spiccano 30 comignoli con le sembianze di tanti guerrieri sull’attenti.
Casa Milà è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO nel 1984, mentre Casa Batlló nel 2005.
Da qui giungiamo in una delle piazzi centrali di Barcellona: Plaça de Catalunya, da cui si dirama La Rambla, la strada pedonale più celebre della città che sbocca direttamente sul porto.
Palau de la Música Catalana e Barri Gòtic
Il Palau de la Música Catalana, altro importante esempio del modernismo catalano, è la sede dell'Orfeó Català, società corale della Catalogna. Progettato da Lluís Domènech i Montaner a inizio secolo, è stato dichiarato monumento nazionale nel 1971 e Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO nel 1997.
Se l’esterno è meraviglioso, l’interno, e in particolare la sala concerti, lascia davvero a bocca aperta, con il lucernario e le ampie vetrate laterali dai vetri colorati e i motivi floreali, il soffitto interamente ricoperto di rose in ceramica bianca e rosa, le statue e le sculture che adornano la sala.
A poca distanza dal Palau, precisamente in Plaça d'Isidre Nonell, troviamo The Kiss of Freedom, chiamato anche “Il mondo comincia con ogni bacio”. Potrebbe apparire come un murale, ma in realtà è un mosaico composto da migliaia di piccole piastrelle di ceramica, ognuna delle quali ritrae una foto, un ricordo, un momento di vita. Le foto provengono da 4000 lettori del giornale spagnolo El Periódico a cui venne chiesto quale momento o ricordo rappresentasse per loro la libertà. Tutti questi ricordi insieme formano due bocche che si baciano, da qui The Kiss of Freedom.
Una targa accanto al mosaico cita Oliver Wendell Holmes: “Il suono di un bacio non è forte come quello di un cannone, ma l'eco dura molto più a lungo.”
All’interno del Quartiere Gotico troviamo La Cattedrale, il Mercat de la Boqueria e la bellissima Plaça Reial, una piazzetta circondata da portici, dal fascino orientale con grandi palme, una fontana al centro e bar da cui fuoriesce musica e profumo di tapas. Fermarsi qui per un aperitivo è d’obbligo così come passeggiare per il Barrio, tra le innumerevoli stradine e locali caratteristici.
Parc Güell
Prendiamo la metro e ci spostiamo verso Parc Güell, altro progetto modernista di Gaudí, un parco pubblico di 17 ettari situato nella parte superiore della città di Barcellona, sul versante meridionale del Monte Carmelo.
L’entrata principale vede svettare due casette nel tipico stile di Gaudí, poco più avanti vediamo la scultura di una salamandra decorata con il trencadís, i frammenti ceramica colorata molto utilizzati dall’architetto nelle sue opere.
Da qui parte una scalinata che porta alla Sala Hipóstila, una foresta di 86 colonne in stile dorico che sorreggono un meraviglioso tetto decorato.
La parte più famosa del parco, però, è la Plaza de la Naturaleza, una piazza che dà sulle casette dell’ingresso e il panorama di Barcellona. Questa terrazza è circondata dal Banc de Trencadís, una panchina curvilinea piastrellata di tanti frammenti di ceramica colorata.
Sagrada Família
È il monumento più visitato in Spagna, nonché il simbolo di Barcellona, Il Tempio Espiatorio della Sacra Famiglia, noto come Sagrada Família, è l’opera più celebre di Antoni Gaudí, non solo per la sua magnificenza e bellezza, ma per il ruolo che quest’opera ha avuto nella vita dell’artista. La Sagrada Família è infatti l’ultima opera progettata dall’architetto ed è tutt’oggi incompiuta.
L’entrata si affaccia sulla facciata della Natività dedicata alla nascita di Gesù, la prima ad essere ultimata nel 1930, è un tripudio di forme e dettagli, mentre la facciata della Passione, dedicata alla Passione del Cristo, dal lato opposto, quello rivolto a ovest, più spoglia e lineare, venne ultimata alla morte dell’architetto, seguendone però i progetti.
La Sagrada Família dà l’idea di essere un’opera viva, in costante mutamento ed evoluzione, una struttura che respira, che vive, una celebrazione della vita stessa, un luogo di culto dove tutte le fedi sono accolte e rispettate. L’interno appare come una grande foresta di pietra, le colonne si slanciano come tronchi verso il cielo a sorreggere il complesso, il soffitto sboccia come tanti fiori che riflettono la luce. Un luogo al limite dell’immaginazione che lascia l’animo pieno di meraviglia.
Cosa ho mangiato a Barcellona in poco più di 24 ore?
Parola d’ordine: tapas. Si tratta di piccole porzioni assimilabili a degli antipasti che possono essere consumate come aperitivo o come un vero e proprio pasto, a seconda della quantità ordinata. Le tapas sono tipiche di tutta la Spagna, ma a Barcellona sono forse ancora più un’istituzione. Essendo in viaggio da sola, ho approfittato di queste mini-porzioni sfiziose per assaggiare quanti più piatti possibili senza dover spendere un capitale.
La prima sera mi sono recata a Ciutat Comtal, un ristorante a poca distanza da Casa Batlló, che serve una gran quantità di tapas. Qui ho provato:
Tra i moltissimi bar del Barri Gòtic, ho deciso di provare il jamón serrano della Xarcuteria La Pineda e il Bar del Pi, dove ho provato la tortilla española.
Per un aperitivo in Plaça Reial c’è l’imbarazzo della scelta, ma è Ocaña il locale più rinomato con le sue drag queen all’ingresso e la musica dal vivo la sera.
Altri locali nei dintorni che ho segnato, ma che non sono riuscita a provare sono:
In zona Barceloneta ho provato i calamares a la andaluza (calamari fritti) da La Cerveceria Vaso De Oro, un tipico locale d’altri tempi che serve birra e tapas a tutte le ore.
Altri locali nei dintorni che ho segnato, ma che non sono riuscita a provare sono:
Per colazione sono andata da Pastisseria Escribà sulla Rambla dove ho provato una bevanda al gusto di crema catalana meravigliosa. Un altro locale che avrei voluto provare è Granja M. Viader, in cui si dice sia nato il cacaolat, la bevanda a base di cacao e latte scremato diffusa in tutto il paese.
Ho ancora molto da vedere e da assaggiare, ma per ora ti dico adéu, hasta pronto, Barcelona.
SMM and Content Creator, part-time mermaid, hopeless writer
Lover of whales, anatomical hearts and Sylvia Plath
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