21 aprile 2021
Trapped. Intrappolata. Una sensazione che mi accompagna e che cresce, una tela che avvolge il corpo, un abbraccio malvagio e a suo modo confortevole.
Intrappolata in un corpo che cresce e in cui non mi riconosco, in un colore di capelli troppo spento o troppo acceso, in un carattere che mi è stato tatuato sulla pelle, in una taglia sbagliata, in una routine asfissiante.
Intrappolata, ma da chi? Da me stessa, in una tela che ho intessuto con tempo, pazienza e masochismo. Una tela che mi tenesse ferma nella mia frenesia, in quell’agitarsi convulso alla ricerca di una libertà sconosciuta.
Intrappolata, ma perché? Cosa mi ha spinto in questa trappola, da cosa stavo scappando, da chi volevo proteggermi? Perché non posso liberarmi? E, se lo facessi, se lo facessi e mi ritrovassi in un mondo che non riconosco più, che non mi appartiene, dopo tanto tempo chiusa in una trama imparata a memoria, riuscirei a sopravvivere?
O rischierei di avventurarmi in un universo sconosciuto solo per tornare sofferente e claudicante nella mia tela a nutrirmi delle mie ferite, ancora e ancora?
Cosa ci tiene intrappolati? Cosa ci spinge a cercare la libertà, a ferirci, a riprovarci?
Qual è lo scotto da pagare per tagliare le maglie che ci tengono avvinti a una casa, una terra, una persona che non ci rappresenta più? Quali sono le ripercussioni? Vale la pena rischiare di schiantarsi al suolo per il brivido dell’aria sulla pelle?
Cosa sperare se non che le ferite si trasformino in ali e non in radici ad ancorarci al terreno, che i chilometri di deserto ci dissetino e le città fantasma ci accolgano con grida di festa. Che il corpo sia una casa e non una prigione, che i pensieri siano linfa e non veleno, che gli occhi si aprano per non volersi chiudere più.
SMM and Content Creator, part-time mermaid, hopeless writer
Lover of whales, anatomical hearts and Sylvia Plath
Based in Italy
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