Una settimana a Fuerteventura: spiagge infinite, onde gigantesche e paesaggi marziani
20 gennaio 2022
Pensieri sparsi su Fuerteventura: lasciarsi travolgere dalle onde, la sabbia dappertutto, una villa misteriosa, le barche colorate dei pescatori, la pizza a capodanno, spiagge infinite, camminare tra le dune, l’acqua cristallina, la sabbia bianca finissima, addormentarsi al sole, giocare con un gatto, fare colazione su una panchina nella calma di una giornata lenta da cui non ci si può aspettare nulla di più, nulla di meglio.
Ci siamo lasciati su un traghetto con direzione Corralejo dopo la nostra prima settimana a Lanzarote. Già dai primi giorni ci rendiamo conto che Fuerteventura è un’isola decisamente più turistica della sorella Canaria, più giovane, più frenetica, più selvaggia. Lanzarote ha catturato il mio cuore completamente, mi sono sentita accolta da quest'isola come fosse da sempre la mia casa, eppure ci sono alcune cose di Fuerteventura che ho amato in maniera viscerale. Se dovessi fare un paragone direi che se per Lanzarote ho provato un amore romantico ed eterno, per Fuerteventura ho provato una passione breve e consumante.
Cosa vedere a Fuerteventura in una settimana
Playa del Bajo de la Burra - "Popcorn Beach"
Arriviamo a Corralejo dopo aver aver attraversato in traghetto il tratto di mare che separa Lanzarote da Fuerteventura. Saliamo in macchina e dopo pochi chilometri raggiungiamo Playa del Bajo de la Burra, più conosciuta come “Popcorn Beach”, la famosissima spiaggia di coralli bianchi levigati dal mare che sembrano appunto pop corn. Un cartello all’ingresso di quest’area vieta di raccogliere i coralli per preservare questo luogo vessato dai turisti.
Parque Natural de Corralejo
Diechi chilometri di dune si estendono a sud di Corralejo, lingue di sabbia bianca si rincorrono lungo la costa, un deserto che sembra stendersi a perdita d’occhio, ma basta attraversare la strada per trovare l’azzurro cristallino dell’oceano e spiagge tranquille dove stendersi al sole.
A pochi chilometri, troviamo Corralejo, una delle principali città dell’isola, un posto dove una marea di expat italiani ha ricreato una seconda Riccione, tra negozi di souvenir, ristoranti e attività attira-turisti.
Non ho trascorso molto tempo a Corralejo, e del poco tempo che vi ho trascorso ne ho passato la maggior parte in un negozietto proprio sulla strada principale: Mojo Art Shop, un negozio di articoli artigianali. In particolare ho amato le stampe di un’illustratrice locale, Erika Castilla, i cui disegni a tema prevalentemente marino ricordano l’isola, le sue spiagge immense e paradisiache, il blu del mare, la naturalezza di Fuerteventura.
Playa de Sotavento de Jandía
Con Playa de Sotavento de Jandía si intende una lingua di terra nel sudest di Fuerteventura, dove si susseguono una serie di spiagge dalla finissima sabbia bianca, dove le onde richiamano frotte di surfisti e amanti del kite-surf. La spiaggia più conosciuta, nonché la prima in cui ci si imbatte quando si digita Playa de Sotavento sul navigatore, è Playa de la Barca. Qui è possibile noleggiare la tavola da surf o prendere lezioni, oppure semplicemente nuotare tra le onde, stendersi su un fazzoletto di spiaggia e godere del sole.
Una delle cose che più mi hanno stupita delle spiagge di Fuerteventua è la natura selvaggia che le anima: nessun bar all’orizzonte, né carretti di gelati o venditori ambulanti. Il turismo si vive in topless, nella tranquillità di spiagge incontaminate, onde irruente, qualche bambino che costruisce castelli di sabbia e giovani che fanno surf, ma la pace e la naturalezza selvatica che ho respirato qui sarebbe impensabile tra i bagni della riviera romagnola.
La città più frequentata della zona è Morro Jable. Sulla strada per Playa de Cofete ci imbattiamo in centri commerciali, negozi di souvenir, ristoranti orientali, Burger King, hotel di lusso giganteschi che sembrano usciti dagli anni ’80 o da un parco divertimenti. Ci rechiamo qui una sera per fuggire dalla nostra cittadina sonnolenta e gustarci una cena a base di hamburger in un irish pub gestito da una signora tedesca: Simon's Kitchen at the Irish Times. Sebbene non scambierei la mia sonnolenta cittadina di pescatori per una città più turistica, è stato bello per una sera sedersi all’aperto in una via popolata di tavoli e turisti chiacchieroni, mentre cerco di cogliere gli accenti degli altri avventori e penso all’itinerario del giorno seguente.
Playa de Cofete e Villa Winter
La spiaggia che più mi è rimasta nel cuore di Fuerteventura è senz’ombra di dubbio Playa de Cofete. Partiamo dal nostro paesino di pescatori La Lajita, passiamo per Morro Jable e prendiamo la deviazione per Cofete. La strada si fa subito impervia e l’asfalto lascia il posto allo sterrato mentre la macchina balla e affronta curve sempre più strette. Quando arriviamo sul lato ovest dell’isola, cominciamo a intravedere una spiaggia paradisiaca bagnata dall’oceano. Non ci sono guardrail, quindi procediamo con cautela. Dal Mirador de Cofete si ha una vista incredibile sulla spiaggia. Scendiamo dall’auto, ma il vento è così forte che rischia di portarmi via il cellulare mentre scatto qualche foto a questa meraviglia.
Sembra un luogo fuori dal mondo, pochissime case (che somigliano più a delle baracche in realtà), un ristorante e un parcheggio: solo chilometri di spiaggia e onde che si infrangono con forza sulla battigia.
Parcheggiamo e da lontano vediamo una casa signorile fare da guardia a questo luogo isolato: si tratta di Villa Winter, progettata dall’ingegnere tedesco Gustav Winter. Diverse leggende si sono raccontate negli anni su questa casa elegante, costruita in un luogo così remoto: c’è chi dice che fosse un rifugio per i nazisti in fuga, chi una clinica segreta dove gli stessi nazisti venivano sottoposti a plastica facciale a seguito della seconda guerra mondiale, chi dice fosse una base tedesca per il rifornimento dei sommergibili. Nessuna si queste teorie è stata confermata, ma neppure smentita. Sicuramente è un luogo suggestivo che è anche possibile visitare.
Arriviamo sulla spiaggia, ma stendere il telo sembra impossibile: il vento è troppo forte e i granelli di sabbia ricoprono tutto. L’unica soluzione sembra gettarsi in acqua. Vedo solo un paio di bambini giocare tra le onde, subito sommersi dalla potenza dei flutti. Pochissimi fanno il bagno, pochissimi resistono al vento e prendono il sole indisturbati. La spiaggia è deserta proprio perché è impossibile resistere più di un paio d’ore. Mi fiondo in acqua e ritorno ad essere quella bambina di 8 anni che rideva lasciandosi trascinare dalle onde. L’esperienza più bella e intensa di Fuerteventura me l’ha regalata questa spiaggia isolata, dalle onde maestose e la forza di una natura indomabile.
Mirador astronómico de Sicasumbre
Sulla strada tra Pajara e la Pared, nella zona sud dell’isola, si trova questo punto panoramico da cui si gode una vista meravigliosa sul paesaggio marziano dell’isola. I rossi e i marroni delle vallate e delle colline si mischiano fino a formare un intreccio ricamato su un pianeta alieno, in contrasto con il blu intenso del cielo e del mare in lontananza. La bellezza di questa vista è impareggiabile.
Si dice che anche di notte valga la pena salire quassù, muniti di torcia e coperta, ad ammirare le stelle che splendono indisturbate dall’inquinamento luminoso.
La strada FV-30 che da Pájara conduce a Betancuria offre la possibilità di ammirare il panorama, mentre si affrontano curve rocambolesche.
Mirador de Morro Velosa
A pochi chilometri a nord di Betancuria ci imbattiamo in due statue che spiccano maestose a governare il paesaggio alieno della zona: si tratta di Ayose e Guize, due dei sovrani ispanici dell’isola. Qualche centinaio di metri più avanti, il Mirador de Morro Velosa ci offre una vista spettacolare sul paesaggio. I miradores non mancano a Fuerteventura, ma questo, insieme al Mirador astronómico de Sicasumbre valgono una sosta.
Betancuria
Tra gli aridi paesaggi dell’isola, ogni tanto sbuca un villaggio come un’oasi nel deserto. Tra i paesini di Fuerteventura, forse Betancuria è il più caratteristico, un piccolo centro con una chiesa risalente al 1600, casette bianche, palme e rigogliosa vegetazione.
Per un piatto dai sapori semplici e tradizionali, consiglio Valtarajal, un ristorante all’ingresso del paese, dagli arredi semplici e il clima casereccio, dove abbiamo mangiato le papas secondo ricetta della bisabuela (ovvero della bisnonna), polpette con riso e cipolle e una buonissima ración di Ropa vieja (letteralmenre “vestiti vecchi”, un piatto di origine povera, una specie di stufato in cui si cucinavano gli avanzi, di solito a base di ceci, carne e patate).
Aguas Verdes
Lungo la costa, a poca distanza da Betancuria, sulla costa ovest dell’isola, troviamo delle piscine naturali chiamate Aguas Verdes. Personalmente quando siamo arrivati c’era troppa gente e abbiamo preferito trovare una spiaggia forse meno suggestiva, ma anche meno affollata.
El Cotillo
Ex-villaggio di pescatori situato sulla costa nord-ovest dell’isola, El Cotillo è una tranquilla cittadina meta apprezzata dai surfisti e da chi vuole godere di bellissime spiagge in una zona né troppo turistica né disabitata.
La Playa del Cotillo è particolarmente suggestiva al tramonto, quando gli schiamazzi dei bambini si spengono, il vento si alza ed è il momento di mettersi una giacca mentre la sabbia disperde il calore del giorno e il sole diventa un tuorlo rovente all’orizzonte.
Pozo Negro
Questo tranquillo villaggio di pescatori è la meta perfetta per una pausa pranzo a base di pesce con vista sul mare. Poche case bianche, qualche pescatore sugli scogli, barche colorate lasciate riposare sulla riva, tovaglie a quadri su tavoli di legno al sole, una spiaggia di sabbia nera dove qualche turista prende il sole è tutto ciò che si trova in questo posto e nulla più di ciò di cui si ha bisogno.
Volcán Calderón Hondo
Sulla strada che da Lajares porta a Corralejo, potremo notare una serie di vulcani uno di fila all’altro. Il Volcán Calderón Hondo è il più alto e ben conservato e il trekking per salire sulla cima è semplice e alla portata di tutti.
Fuerteventura è un'isola da vivere, in cui rilassarsi e godere del sole, del mare, delle spiagge.
Ricorderò sempre con affetto il paesino di pescatori di La Lajita, il bar gestito da una signora di origini siriane trapiantata in Germania, Sylvia, che ci ha accolto con un sorriso più di qualche sera quando tutti i locali erano pieni e non sapevamo dove mangiare. Non ricorderò con altrettanto affetto la stanza dalle pareti di carta velina e la caldaia poco raccomandabile in cui abbiamo dormito per una settimana, la scortesia, il turismo eccessivo, la pacchianità di alcune zone dell'isola. Fuerteventura si è fatta perdonare con la sua bellezza primitiva, sebbene sciupata dalla sconsideratezza dell'uomo.
Se avessi avuto più tempo a disposizione, avrei sicuramente visitato Isla de Lobos, un'isola raggiungibile con il traghetto da Corralejo. Avrei goduto ancora di più del sole, del mare esuberante e accogliente. Anche qui sarà per la prossima volta.
Hasta pronto, Fuerte!
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SMM and Content Creator, part-time mermaid, hopeless writer
Lover of whales, anatomical hearts and Sylvia Plath
Based in Italy
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